Thursday, April 19, 2007

Iraq, impossibile lavorare

Durante un incontro svoltosi a Ginevra, l'Unione dei Giornalisti iracheni ha accusato la comunità internazionale di non fare nulla per proteggere i suoi membri contro il regime di terrore che ha causato centinaia di morti. Il Segretario Generale del sindacato, Moaud Allamy, ha affermato che le continue uccisioni di giornalisti in Iraq stanno mettendo in pericolo la libertà di stampa nel Paese, e che almeno il 40 per cento delle 5 mila persone attive nel mondo dei media in Iraq sono in pericolo. "Se la situazione continua a deteriorarsi rimarranno solo i media ufficiali iracheni e quelli protetti dalle forze della coalizione", ha messo in guardia Allamy, aggiungendo che le Nazioni Unite non hanno fatto nulla per proteggere i giornalisti iracheni e le loro famiglie. Fino a sabato la delegazione, composta da sette giornalisti, incontrerà a Ginevra degli ambasciatori e dei responsabili delle agenzie dell'Onu – fra cui l'Alto Commissario per i diritti umani Louise Arbour - a cui chiederà un maggiore sostegno. "Sotto l'ex-dittatore Saddam Hussein non vigeva alcuna libertà di stampa. Dalla fine del suo regime è stata instaurata la libertà, senza però garantire la sicurezza", ha aggiunto Allamy. "Ci uccidono perché diciamo la verità". Il membro della delegazione dei giornalisti ricorda che lui e i suoi colleghi vivono nel terrore. "Ogni giorno non sappiamo se potremo tornare a casa", ha spiegato il redattore capo del giornale al Sabah(Il mattino), Jihad Aldin Ali Zayer Hussein al Hreshawi. "L'accesso alle fonti di informazione è sempre più difficile, perché la nostra libertà di movimento è vieppiù limitata", ha aggiunto. Attualmente i giornalisti rapiti e non ancora liberati sono quattordici. Hreshawi ha raccontato di essere stato costretto a vendere la propria casa per pagare il riscatto per la liberazione di suo figlio, dopo tre mesi di negoziati con i suoi rapitori. Dal canto suo il redattore capo del quotidiano al Haqaiq, Daud Salman Hamzah al Ganabi, ha detto che cambia domicilio ogni volta che è minacciato di morte. Suo figlio non frequenta più la scuola dopo essere stato vittima di un tentativo di rapimento. Allamy ha auspicato che la comunità internazionale, il governo di Baghdad, e le forze della coalizione forniscano maggiori garanzie ai media in Iraq. "Le autorità devono aiutarci a ritrovare gli autori dei rapimenti e a perseguire i criminali responsabili di assassini", ha detto, sottolineando che nel Paese l'impunità è totale. (Swiss Info)

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