Thursday, October 18, 2007

E l'Eritrea precipita

L'Eritrea ce l'ha fatta. Dopo una discesa costante negli anni, il piccolo Paese africano è riuscito, per la prima volta, a occupare l'ultimo posto (il 169esimo) nell'indice sulla libertà di stampa nel mondo compilato da Reporters Senza Frontiere, superando un mostro sacro come la Corea del Nord. Ma se ad Asmara i giornalisti piangono, in molti dei Paesi ritenuti più “civili” non ridono: tra gli stati del G8, solo due (Canada e Germania) sono nei primi venti posti. L'Italia ferma la sua discesa ma si attesta al 35esimo posto, gli Usa stagnano (48) mentre Russia (144) e Cina (163) si confermano le pecore nere tra le potenze mondiali. Nel solo 2007, in tutto il mondo 77 giornalisti sono stati uccisi e 128 imprigionati, mentre aumenta il giro di vite nei confronti dei cyber-dissidenti, 64 dei quali sono finiti in galera.Ancora una volta, il nord Europa si conferma il paradiso della stampa: il primo posto se lo contendono Islanda e Norvegia, e la Finlandia è quinta assieme alla Svezia. L'Olanda, l'anno scorso prima, scivola al 12esimo posto per aver tenuto in custodia due giornalisti del Telegraaf che si erano rifiutati di rivelare le loro fonti alle autorità giudiziarie. I primi venti posti del ranking sarebbero un affare tutto europeo se non fosse per Nuova Zelanda (15), Canada (18) e Trinidad e Tobago (19). Questi ultimi guidano una rappresentanza di stati centroamericani al vertice, assieme a Costarica (21) e Giamaica (27). I primi Paesi africani sono le Mauritius e la Namibia (25esimo posto ex-aequo), mentre ad aggiudicarsi la leadership asiatica è Taiwan (32).Se non altro, i Paesi del G8 riescono a frenare la pesante caduta degli ultimi anni. Oltre al già citato Canada, solo la Germania (20esima) figura tra i primi venti. La Francia, in leggera risalita, si attesta al 31esimo posto, l'Italia è poco dientro, il Giappone recupera 14 posti ed è 37esimo. Nessun progresso di rilievo per gli Usa, che pagano la detenzione a Guantanamo, dal 2002, del cameraman sudanese di al-Jazeera Sami al-Haj, così come per la Russia, desolatamente in fondo alla classifica, visti gli scarsi miglioramenti registrati dopo l'assassinio di Anna Politkovskaja. Buone notizie arrivano da alcuni stati non europei: il Togo e la Mauritania entrano nei primi 50 posti, con quest'ultima che, negli ultimi due anni, ha recuperato ben 88 posizioni, dopo la caduta del presidente Ould Taya. Il Nepal, seppur ancora al 137esimo posto, recupera ben 20 posizioni grazie alla fine della guerra e al conseguente allentamento delle restrizioni nei confronti della stampa. Per il motivo opposto, lo Sri Lanka si piazza al 156esimo posto e i Territori Palestinesi due posizioni più in giù, immediatamente seguiti dalla Somalia, che nel 2007 ha visto la morte di ben sette giornalisti e la fuga di un'altra decina a séguito di minacce. Assassini di giornalisti e (new entry) persecuzioni nei confronti dei bloggers costano cari alla Turchia (101esima) e all'Egitto, precipitato in 146esima posizione. In fondo alla classifica, poco cambia: l'Iraq è ancora in discesa (157esimo posto), mentre le ultime sette posizioni sono occupate dai soliti noti: Cina (in cui le prossime olimpiadi non sembrano aver portato un gran beneficio) Myanmar, Cuba, Iran, Turkmenistan, Corea del Nord e, come detto, Eritrea che, grazie alla morte in detenzione di quattro giornalisti e la completa cancellazione della stampa indipendente, strappa la palma che Pyongyang deteneva da anni. PeaceReporter

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