Francavilla, 17 ottobre 2004 - Quando me l'hanno presentata, la signora Beatrice, la madre di Antonio Russo, mi ha chiesto. "Senta, ma mio figlio non era un po' matto?". E io, istintivamente: no, assolutamente normale. La "normalita'" dei reporter ha occupato tutta la giornata. Attraverso i nostri racconti, e i ricordi di Antonio e di Enzo ma anche di Ilaria e degli altri, si e' disegnata la figura di questi "matti" che vanno in giro per il mondo a raccontare quello che avviene, pagando spesso con la vita. Noi lo sappiamo, cioe' sappiamo perche' ci andiamo, ma certe manifestazioni sono importanti perche' forse lo capiscono finalmente anche gli altri, quelli che non ci vanno.
Mi si accapona la pelle, recuperando i ricordi. Anna l'ho conosciuta tre anni fa a Francavilla, proprio per il premio dedicato a Russo. Molto li accomunava, soprattutto quella battaglia coraggiosa contro le infamie dell'esercito di Putin. Gentile, discreta, sorridente sembrava una tranquilla signora della nuova società moscovita. E invece era una cronista cocciuta, senza paura. Talmente brava che per farla star zitta l'hanno dovuta uccidere, bastardi.
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