"Perché Pino Scaccia, uno dei più autorevoli e impegnati inviati di guerra, è costretto a fare corrispondenze di cronaca nera per il Tg1?" La meringa
Questo è il post che Annachiara sul suo simpatico blog ha dedicato molto generosamente al gabbiano. Ringrazio dell'attenzione, e della stima, ma è evidente che c'è un pò di confusione sul ruolo e sui compiti di un reporter. Il titolo addirittura grida "Tg1 vergogna" come se l'avermi affidato i reportage da Marsciano, per raccontare una storia importante e triste di questa nostra Italia, fosse considerata una punizione. Come se fosse un titolo di merito, addirittura una promozione, il mandarmi dove si rischia la vita. Personalmente ho sempre rifiutato l'etichetta di inviato di guerra perchè non esiste, è stata inventata dall'immaginifico popolare. Allineandomi al grande Enzo Biagi, io mi sento solo, semplicemente un cronista. Che va dove lo porta la notizia. Se poi gli eventi negli ultimi anni sono stati spesso disgraziamente legati alle guerre è solo una rovina per l'umanità. Il mio mestiere è di raccontare e nella mia (purtroppo) lunga carriera ho seguito di tutto: dal terrorismo alla mafia, dai terremoti ai sequestri, dallo tsunami al g8, dai grandi misteri alle storie drammatiche. Possibile che per essere considerati bravi, bontà vostra, bisogna solo infilarsi in posti dove sfiori la morte? Ed ecco perchè si parla frequentemente male dei giornalisti, perchè neppure si sa che mestiere fanno. Vorrei chiarire che seguire vicende come quella di Marsciano è molto più difficile e impegnativo, credetemi, di una trasferta a New York per l'11 settembre. Parlare di storia è semplice, parlare delle persone è molto più complicato. E doloroso.
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