Tuesday, November 13, 2007

Giorgio Bocca: non abbiamo eredi


'L'espresso' ha parlato con Giorgio Bocca, coetaneo di Enzo Biagi (anche lui è nato nell'agosto del 1920), editorialista del settimanale e come Biagi da oltre sessant'anni testimone dei fatti d'Italia e del mondo. (…)
Quale tipo di insegnamento pensate di avere trasmesso alle generazioni di giornalisti successive alla vostra? "Che esiste sempre la possibilità di fare un giornalismo libero e indipendente".
C'è qualcosa che accomuna il modo con cui facevate giornalismo agli inizi della carriera e il modo in cui lavorano i giovani cronisti di oggi? "Mi sembra che ci siano fortissime differenze. Per noi fare il giornalismo era una vocazione, una attività totale. Oggi non mi sembra che ci sia la stessa passione o lo stesso approccio. Diciamo la verità, oggi il giornalismo spesso è di bassa qualità, se non pessimo".
Addirittura pessimo? "Sì, proprio così. Troppo spesso si vede un modo di fare giornalismo che non racconta più i fatti che accadono. Noi avevamo davanti un'Italia tutta da raccontare e lo abbiamo fatto, ciascuno a suo modo. Ricordo ancora quando andai a Vigevano a raccontare un cittadina dove c'erano duecento fabbriche. O quando Enzo fu mandato nel Polesine alluvionato".
Non sarà che la vostra generazione non è riuscita nel trasmettere ai giovani il vostro modo di fare questo mestiere? "La nostra capacità di esplorare l'Italia e di raccontarla era il modo di tracciare una strada e un esempio. Noi l'abbiamo fatto, altri hanno deciso di seguire una strada diversa".
Chi è l'erede di Enzo Biagi, un giovane che sia sulle sue orme? "Io non lo vedo. Ma può darsi che ci sia". Antonio Carlucci
Foto: Giorgio Bocca tra Enzo Biagi e Indro Montanelli

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