Tuesday, November 13, 2007

Ricordando Beppe Viola


Che non lo si possa incontrare più nei corridoi di Corso Sempione,sede milanese della RAI. sembra ancora impossibile a noi "vecchi" del cosiddetto Servizio pubblico, nutriti di moviola,di pizze cinematografiche a 16mm,di scazzi con quei preziosi e indispensabili collaboratori dei nostri servizi (montatori ed operatori)con i quali condividere, in parti almeno uguali, il successo e la precisione di questa o quella cronaca. In quelle sportive,autentica religione nazionale,sanguigna e venerata, c'era la sua figura,quella di un giovanottone dall'aria fintamente indolente,che si presentava con il suo passo strascicato, l'espressione vagamente beffarda di chi ne ha viste tante e che sapeva come dominare quella materia incandescente senza avere l'aria,in fondo,di crederci troppo,di capire esattamente quali erano i meriti e quali le colpe perchè quel "derby" era finito in quel modo,quella partita importante a favore degli uni o degli altri. Sì, manca a tutti Beppe Viola, l'uomo che era solito dire che avrebbe voluto come epitaffio la frase che aveva coniato per la sua tomba: "qui giace Beppe Viola, buono a nulla ma capace di tutto"... Ma di quante cose fosse autenticamente capace quel ragazzone lo abbiamo capito tutti un po’ tardi: autore di canzoni indimenticabili con il grande amico della sua infanzia Enzo Jannacci. Ispiratore del cabaret dirompente della Milano degli anni '60 e ' 70, sceneggiatore cinematografico con una passione per il cinema che lo portò persino ad accettare il ruolo di una "maschera " di cinema periferico,un indimenticabile "cameo". Una fucina di idee,insomma, nutrita da dall'atmosfera irripetibile di quegli anni tanto straordinari quanto irripetibili,quando l'obiettivo di cambiare il mondo sembrava proprio lì, a portata di mano. Beppe non ha fatto in tempo a cogliere quel traguardo: se n'è andato vent'anni fa reclinando il capo sulla vecchia Olivetti Lexicon 8o sulla quale scriveva,una domenica pomeriggio,l'ennesima cronaca di una partita di calcio. Una cronaca incompiuta,come la sua straordinaria esistenza. Gilberto Squizzato e Bruno Ambrosi

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